Nocciolo (Corylus avellana)

Nocciolo (Corylus avellana)
Famiglia: Corylaceae

Habitat: . E’ pianta molto comune in tutta l’Europa, dalla zona mediterranea a quella montana, dove giunge fino a 1200 m di altitudine.

Fusto: Altezza 5-7 m, spesso arbustivo. Chioma globosa, irregolare. Tronco eretto, ramificato fin dal basso. Corteccia liscia, da bruno-rossastra a bruno-grigia. Fogliame deciduo

Foglie: Semplici, obovate, di 7-12 cm, dentate, con inserzione alterna

Fiori: Infiorescenze unisessuali; quelle maschili sono amenti di 6-8 cm, penduli, che si formano in autunno, mentre quelle femminili sono simili a gemme, da cui sporgono gli stimmi rossi; fioritura gennaio-marzo

Frutti: A noce, di 2 cm circa, avvolti da una brattea (foglia modificata) dentata

Corteccia Foglie Fiori Frutti

Il nome del genere deriva dal greco koris, elmo, a causa della forma dell’involucro membranoso che ricopre il frutto e avellana perché diffuso, fin da epoca remota, nella zona di Avellino.
E' un piccolo albero (alto al massimo 12-15 m), spesso cespuglio, caducifoglie, poco longevo (60-70 anni).
Vive in quasi tutta Europa, in Asia minore e in Algeria. In Italia è frequente in pianura e collina, nei boschetti e nelle siepi campestri. Costituisce boschi misti di latifoglie e si presta bene alla colonizzazione di suoli nudi e franosi. Pianta molto frugale, si adatta bene a terreni diversi, anche se preferisce quelli calcarei e fertili
I frutti (nocciole) hanno seme edule, ricco d’olio, usato nell’alimentazione e in profumeria.
Il legno è forte ed elastico, ma non dura molto; è usato per pali e cerchi di botte; dai rami inoltre si ottengono anche le bacchette per rabdomanti.
Il carbone che si ottiene dal legno, oltre che come combustibile, è impiegato nella preparazione della polvere pirica e dei carboncini da disegno.

 (tratto da L'Alta Val Trebbia)

Le voci del bosco
Il nocciolo già quando lo vedi sottile, dritto, alto e ben vestito, ti dà l’idea del furbetto che non vuole fare nulla: quello che, per evitare qualsiasi seccatura, mette in banca la sua vita con la speranza di proteggerla e farla fruttare senza sforzi. E’ talmente refrattario a qualsiasi rischio, che neanche si sogna di osare qualcosa di suo. La fatica lo spaventa a tal punto che si rifiuta persino di crescere e diventare grosso. Ma non è stupido e cerca i posti a “solivo” ossia dove batte il sole, come diceva mio nonno. Difficilmente lo trovi a “pusterno”, dove il sole del nord a malapena lo sfiora. Molte volte si nasconde e, per vederlo, devi sbatterci contro.
Al pari di tutti i vili e fannulloni cerca la forza nel branco, perciò cresce assieme agli altri noccioli in numerose combriccole.
Queste si piazzano sempre all’inizio del bosco, in modo da poter infastidire e intralciare il passo del viandante. A vederle sembrano quelle bande di giovani bulletti, padroni dei quartieri, il cui unico coraggio sta nell’importunare i vecchi o picchiare i barboni. Basterebbe solo il rumore della motosega per vederli cambiare colore e tremare di paura. Altro che la forza e il carattere del carpino che ho conosciuto seguendo mio nonno nei boschi!
 

(Brano tratto dal libro “Le voci del bosco” di Mauro Corona – Edizioni Biblioteche dell’Immagine di Santarossa)
Sito internet di Mauro Corona: http://www.dispersoneiboschi.it

aggiornato il 22/05/2008 23:33:00